Tre giornate organizzate da due partner di ASPEm, la Fundación Munasim Kullakita e il Centro Yanapanakusun, che hanno fatto reincontrare sul campo lə nostrə ragazzə in Servizio Civile Universale a La Paz e Cusco. Ecco il loro racconto.
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Dal 18 al 20 ottobre, presso la sede del centro Yanapanakusun (Cusco), si è svolto l’evento “Tejiendo nuestro futuro junt@s”, il primo incontro intergenerazionale contro la tratta di persone in Perù e Bolivia.
L’evento è stato organizzato con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza tra gli adolescenti, i genitori e gli insegnanti affinché possano essere loro stessi promotori e attori del cambiamento rispetto alle varie forme di tratta.
Le prime due giornate si sono svolte all’interno del Centro, sono state organizzate differenti attività sul tema della prevenzione della tratta. Attraverso la metodologia della drammatizzazione, sono state inscenate, da due attrici peruviane, storie di “sobrevivientes”.
Attraverso l’ascolto attivo e la discussione, avvenuta a seguito della recita, il pubblico si è potuto immedesimare nelle storie riflettendo sulle strategie socioculturali che mettono gli adolescenti a rischio di tratta e sfruttamento.
Nel pomeriggio educatori, educatrici e antropologi, hanno lavorato con i partecipanti e le partecipanti sul tema della memoria individuale e collettiva, raccogliendo le loro esperienze di resilienza e promuovendo pratiche preventive che possano rispondere sempre meglio al contesto che devono affrontare.
Le attività si sono concluse con il “Foro Binacional: Bolivia y Perù contra la trata de personas” che ha visto la partecipazione di psicologi, specialiste in violenza di genere, avvocate e figure ministeriali. Si è discusso, insieme al pubblico, delle modalità in cui viene affrontato il tema della tratta e di come attuare una prevenzione che sia efficace e partecipata.
La complessità e la stratificazione della violenza che, gran parte delle volte nasce dal contesto familiare ma si sviluppa nel contesto socioeconomico, rende necessaria una modalità di socializzazione differente e l’attuazione di una formazione tecnica soprattutto per le figure istituzionali (insegnanti, forze dell’ordine, specialisti e personale sanitario).
L’esperienza complessiva ha permesso alle partecipanti e ai partecipanti insieme con i/le professionisti/e di entrambe le associazioni, di comprendere le numerose dinamiche della tratta di persone che si differenziano talvolta da paese a paese ma che sono ugualmente radicate a livello strutturale.
Grazie alla grande consapevolezza del pubblico, specialmente dei giovani, sono emerse proposte innovative e costruttive che coinvolgano la ciudadanía e allo stesso tempo le istituzioni.
Come partecipanti attive abbiamo potuto osservare la costruzione delle attività di gruppo e le modalità di partecipazione, è molto stato interessante vedere come l’intero evento sia stato co-costruito e abbia preso forme distinte durante i tre giorni.
A differenza di come eravamo abituate a lavorare in Italia, i mediatori hanno utilizzato un approccio emozionale che ha permesso alle partecipanti e ai partecipanti di elaborare, in alcuni casi per la prima volta, i traumi passati.
I facilitatori e le facilitatrici hanno creato uno spazio di dialogo e ascolto sicuro attraverso un lavoro di sensibilizzazione che ha permesso a molte delle persone presenti di sviluppare un forte senso di empatia.
Durante le tre giornate abbiamo imparato molto sia a livello educativo che umano. Abbiamo potuto osservare le dinamiche della tratta e della violenza da una diversa prospettiva, pur avendo già una solida esperienza sul tema, anche grazie al confronto giornaliero con l’equipe che ha permesso di integrarci e di sentirci ascoltate e partecipi al progetto.
Infine, essere state a contatto e aver avuto uno scambio attivo con così tante persone di diverse età provenienti da parti diverse del Perù e della Bolivia, è stato formativo ed arricchente, ci ha dato l’opportunità di ampliare ancora di più il nostro sguardo.