Da oltre 20 anni ASPEm è parte della Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana – FOCSIV, la più grande federazione italiana di ispirazione cristiana di cooperazione e volontariato internazionale, che lavora per promuovere lo sviluppo di tutte le persone e dell’intera persona umana, sia nel nord che nel sud del mondo. Tramite FOCSIV e la collaborazione con le altre realtà che ne fanno parte, ASPEm promuove e partecipa al programma di Servizio Civile Universale, contribuendo a fornire un’opportunità di volontariato a giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni, per dedicare un periodo della loro vita ad attività di utilità sociale, in Italia o all’estero. Lo scopo è contribuire al benessere della comunità attraverso progetti in vari ambiti, come:

  • Assistenza (anziani, persone con disabilità);
  • Protezione civile (emergenze, prevenzione);
  • Ambiente (educazione e tutela ambientale);
  • Patrimonio culturale (valorizzazione e salvaguardia);
  • Educazione e promozione culturale.

Crediamo in una società aperta e accogliente, attenta ai bisogni di tuttə e consapevole che nessunə si salva da solə. Pensiamo che il Servizio Civile sia uno strumento potente per creare un impatto significativo e duraturo, nella prospettiva di una società sempre più globale e senza barriere.

Cerchiamo 63 persone motivate a prendere parte a questa esperienza di cambiamento e formazione!

Di seguito sono consultabili le schede sintetiche dei progetti proposti da ASPEm:

Bolivia:

Perù:

Guatemala:

Colombia:

Marocco:

Clicca qui per scaricare il bando di quest’anno!
Fai una scelta di valore, hai tempo fino alle 14.00 del 18/02/2025. Candidati subito su domandaonline.serviziocivile.it

Per informazioni aggiuntive scrivici a serviziocivile@aspem.org, o visita i siti:
www.focsiv.it
www.politichegiovanili.gov.it

Questo mese si è concluso con successo il progetto di Educazione alla Cittadinanza Globale intitolato “UPSIDE DOWN”, realizzato presso la scuola secondaria di I grado “Madre Teresa” di Cucciago grazie alla collaborazione tra ASPEm e COE.

Il percorso, articolato in 10 incontri settimanali, ha coinvolto studentesse e studenti in laboratori esperienziali e partecipativi mirati alla sperimentazione dell’intercultura. L’obiettivo principale è stato quello di favorire il riconoscimento di stereotipi e pregiudizi culturali, potenziando al contempo le capacità critiche e di confronto attraverso nuovi punti di vista.

Le attività hanno incluso giochi a squadre e giochi di ruolo, l’analisi di cortometraggi e letture, momenti di riflessione collettiva e sperimentazioni artistiche, musicali e corporee, con un focus anche sul potenziamento della lingua inglese. Il gruppo classe è stato accompagnato in questo percorso con metodologie innovative che hanno promosso un approccio interculturale e cooperativo.

Il progetto si è concluso con una speciale occasione di restituzione, durante la quale la classe ha condiviso con la comunità scolastica e cittadina le esperienze vissute e i risultati raggiunti, diventando protagonista e promotrice di un dialogo aperto e inclusivo durante la giornata dell’Open Day scolastico, avvenuta il 14 dicembre.

Grazie a questo percorso, alunne e alunni hanno potuto approfondire la conoscenza di sé, sperimentare l’intercultura, esplorare nuove forme di espressione e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità scolastica.

Al termine del percorso, la classe ha elaborato un vademecum di buone pratiche: un insieme di suggerimenti su cose da fare e non fare per promuovere il cambiamento e l’approccio interculturale in classe, a scuola e fuori dal contesto scolastico.

 

Come partner ufficiale del Progetto SANAPI, Slow Food da il via al Presidio delle Api Senza Pungiglione di Chuquisaca, supportando la protezione e la valorizzazione di specie di api native come Señorita (Trigona), Negro e Burro (Scaptotrigona), Tancarillo (Melipona) e Boca de Sapo (Nanotrigona), allevate nel dipartimento di Chuquisaca, Bolivia. Il miele prodotto, derivato da una grande varietà di piante locali, è il risultato di pratiche tradizionali, principalmente portate avanti dalle donne Guaraní.

In Bolivia, diverse specie di api autoctone e il loro habitat sono a rischio a causa della deforestazione, degli incendi e dell’espansione dell’agricoltura intensiva, che distruggono gli alberi in cui nidificano e riducono la disponibilità della flora mellifera. Supportare queste api significa contribuire alla conservazione ambientale e alla resilienza delle comunità locali di fronte al cambiamento climatico, valorizzando al contempo un prodotto di alta qualità, espressione delle tradizioni e della biodiversità locali.

Il miele delle api senza pungiglione native del Chaco Chuquisaqueño rappresenta un’eredità ancestrale tramandata da diverse generazioni, a partire dalle donne Guaraní. Questo miele, prodotto in quantità minori rispetto alle api comuni, possiede straordinarie proprietà medicinali, come effetti antibiotici e cicatrizzanti, utilizzate dalle comunità per trattare in particolare alcune malattie oculari. Inoltre, credenze popolari tramandate nei secoli considerano questo miele essenziale per la fertilità e utile per alleviare cataratte e altre patologie.

Per generazioni, le donne che abitavano anticamente questi territori hanno combinato saperi ancestrali e tecniche moderne per la cura delle api senza pungiglione. Oltre alla produzione di miele, le meliponicultrici si dedicano alla lavorazione e trasformazione di prodotti derivati dalle api, come creme, balsami per labbra, shampoo, pastiglie e sciroppi, partecipando attivamente a fiere locali e nazionali per la vendita diretta. Il ruolo delle donne è quindi fondamentale non solo per la cura delle api, ma anche per la conservazione ambientale. Supportare queste donne significa valorizzare il loro ruolo come pilastri delle comunità locali e riconoscere il loro ruolo di protagoniste nella difesa della biodiversità e delle tradizioni culturali Guaraní.

Le piccole api senza pungiglione di Chuquisaca sono custodi della biodiversità in una delle aree più ricche e diverse della Bolivia, situata nel cuore del Parco Nazionale Serranía del Iñao. In questo territorio, dove si incontrano tre ecosistemi distinti – Gran Chaco, Bosque Tucumano Boliviano e Chaco Serrano – le api contribuiscono al mantenimento di un equilibrio ecologico essenziale per la salute della terra.

La coordinatrice del Presidio delle Api Senza Pungiglione di Chuquisaca, Edith Martinez Guerra, afferma:

“Per me, aprire questo Presidio significherebbe molte cose importanti. Innanzitutto, sarebbe un modo per valorizzare i mieli e gli altri prodotti delle api native, non solo come alimenti, ma anche come strumenti chiave per la conservazione della biodiversità a livello internazionale. Inoltre, costituirebbe uno sforzo per recuperare qualcosa che sta scomparendo: pratiche e conoscenze ancestrali che, per mancanza di valorizzazione e trasmissione, rischiano di perdersi per sempre. È anche un’opportunità per rivalutare le nostre tradizioni alimentari, quelle che sono sane e sostenibili, ma a volte dimenticate a causa della mancanza di informazione e conoscenza.”

Le donne coinvolte nel progetto fanno parte della Comunità Slow Food “Mujeres promotoras al cuidado de las abejas nativas del Chaco Chuquisaqueño” e di un’associazione chiamata AMMECH – Asociación de Mujeres Meliponicultoras Ecológicas del Chaco Chuquisaqueño. Grazie al lavoro dell’Associazione AMMECH e al supporto del progetto SANAPI, il miele delle api native del Chaco Chuquisaqueño è stato finalmente riconosciuto come Presidio Slow Food. Questo riconoscimento sottolinea non solo il valore gastronomico del miele, ma anche la sua importanza culturale, ambientale ed economica per le famiglie che lo producono.

Il progetto SANAPI è finanziato da AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e co-finanziato dalla Fondazione Prosolidar.

Roma 9 dicembre – Oggi a Roma in conferenza stampa CNESC- Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile, CSEV- Coordinamento spontaneo Enti e Volontari di servizio civile del Veneto, CSVnet – associazione centri di servizio per il volontariato, Forum Nazionale Servizio Civile e Rappresentanza nazionale degli operatori volontari, hanno presentato il Manifesto ed il logo della Campagna ‘Quanto Vale il Futuro? Più Servizio Civile, per investire nei giovani e nel bene comune!” che vuole rappresentare un impegno fattivo e permanente da parte degli Enti co-promotori e di quanti aderiranno, per far crescere assieme alle Istituzioni l’intero sistema Servizio Civile.

Dopo mesi di incertezza, la scelta lungimirante del Governo di investire 413 milioni che permetteranno l’avvio di circa 60.000 giovani, e di garantire un numero stabile di almeno 50.000 giovani per le annualità 2025-2027, consentirà agli enti di programmare i propri interventi e di assicurare quindi maggiore stabilità e continuità all’intero sistema per almeno altri quattro anni, e conseguentemente, offrirà ai giovani l’opportunità di impegnarsi per la propria comunità e il bene comune. Tuttavia, sono mediamente più di 100.000 i giovani che ogni anno chiedono di fare servizio civile, e quasi 90.000 i posti presentati dagli enti in progettazione.

Per rispondere a questa domanda di partecipazione dei giovani, la Campagna ‘Quanto Vale il Futuro?’ punta all’obiettivo dell’Universalità del Servizio Civile e per questo chiede di garantire un fondo ordinario stabile che ogni anno permetta l’avvio al servizio di un contingente minimo di almeno 60.000 operatori volontari. Chiede, inoltre, di favorire la partecipazione dei giovani: diffondendone la conoscenza e rafforzandone la promozione attraverso accordi con le Scuole e le Università e azioni di orientamento, facilitando i processi di accesso per superare l’attuale modello concorsuale che rappresenta un ostacolo all’inclusione, sia per gli Enti che per i giovani.

Da più di 50 anni il Servizio Civile offre il suo prezioso contributo al radicamento dei principi costituzionali e alla costruzione della pace positiva, impegnando i giovani all’interno di interventi finalizzati alla tutela del bene comune, alla protezione e al sostegno delle persone fragili, alla tutela dei beni ambientali e del patrimonio storico e artistico, all’educazione, alla promozione dei Diritti Umani e alla cooperazione tra i popoli. In una situazione sempre più complessa a livello nazionale e internazionale, di sfilacciamento delle nostre comunità, di emergenze, di tensione sociale, investire nel servizio civile significa investire in un’esperienza che contribuisce al benessere di tutti e di tutte, all’inclusione, al contrasto alla violenza, alla coesione sociale delle comunità.

Se credere nel futuro significa non perdere la capacità di sognare e di progettare, allora i co-promotori ricordano al Governo e a tutti i cittadini e le cittadine, che esiste uno strumento che investe con fiducia nei giovani e offre loro la possibilità di sognare e di realizzare un cambiamento. E questo strumento è il Servizio Civile.

È partita la 10a edizione del Concorso DiMMi-Diari Multimediali Migranti, promosso da diciassette organizzazioni operanti a livello nazionale per valorizzare le storie delle persone di origine o provenienza straniera che vivono o hanno vissuto in Italia e nella Repubblica di San Marino. Sono ammessi tutti i racconti autobiografici inediti inviati entro il 31 marzo 2025: dai testi scritti ai file audio, fotografie, e-mail, lettere, disegni, cartoline, video, e realizzati in qualsiasi lingua, se accompagnati da una traduzione che ne faciliti la comprensione.

Non è vincolante che le opere siano concepite in forma “diario” (ovvero con una scansione temporale giornaliera) ma requisito fondamentale è che siano narrazioni di sé, non romanzate e non rielaborate da terze persone.

Novità importante di questa decima edizione è l’ampliamento del Comitato scientifico, a oggi completato da quattro rappresentanti nominati dagli autori e dalle autrici DiMMi che hanno partecipato alle edizioni precedenti del Concorso.

Le prime 100 opere arrivate entro il termine saranno esaminate dalle Commissioni territoriali di valutazione, con particolare interesse per i racconti che trattano delle culture e dei contesti di origine, dell’esperienza di migrazione, del vissuto dell’autore nel paese di arrivo o di transito.

Le opere vincitrici saranno annunciate durante il 41° Premio Pieve Saverio Tutino (settembre 2025), e pubblicate entro l’anno successivo in un’antologia della collana DIMMI a cura dell’editore Terre di mezzo.

Tutte le opere inviate, vincitrici e non, rimarranno custodite nel fondo speciale DIMMI presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, e rese consultabili a chiunque desideri informazioni e approfondimenti sulle migrazioni in corso.

Nato in Toscana nel 2012, DiMMi è notevolmente cresciuto e confluito nel 2019 nel più articolato progetto DIMMI di storie migranti, (dimmidistoriemigranti.it/) che a oggi ha permesso di raccogliere circa 630 testimonianze di persone provenienti da oltre 70 Paesi di origine.

L’importanza di DIMMI coincide con il progressivo spazio di fiducia che il progetto è riuscito a creare e a sviluppare negli anni grazie all’intento di valorizzare le storie autobiografiche, condivise da chi ha un’esperienza di migrazione diretta o da chi la racconta attraverso quella della propria famiglia.

È un progetto ambizioso, che vuole contribuire ad abbattere stereotipi e razzismo partendo dalle storie personali, sensibilizzando cittadine e cittadini sui temi della pace, della memoria e del dialogo interculturale attraverso racconti che si fanno veicolo di cittadinanza globale.

Lo spazio e la portata politica che nascono da questa esperienza fanno dell’auto-narrazione un canale privilegiato per costruire nuovi linguaggi e trasformare le comunità alle quali i e le partecipanti appartengono.

In libreria, e online su attivalamemoria.it/negozio/, è possibile acquistare l’ultima raccolta della collana DIMMI “Nella stessa acqua” (Terre di mezzo 2024), antologia dei racconti finalisti alla ottava edizione del concorso (2023). Maggiori informazioni su www.dimmidistoriemigranti.it/concorso/.

Il Comitato Scientifico del concorso DIMMI è composto dall’Archivio Diaristico Nazionale, Arci Firenze, Amref Health Africa ETS, Archivio delle memorie migranti, ASPEm – Associazione Solidarietà Paesi Emergenti, Centro di ricerca sull’emigrazione Università della Repubblica di San Marino, Circolo Gianni Bosio, Comune di Pontassieve, Comune di San Giovanni Valdarno, Comitato 3 Ottobre, ISMED/ CNR, Rete italiana di cultura popolare, EPALE Italia, Oxfam Italia Intercultura, Unione dei Comuni della Valdera, Un Ponte Per ETS, e completato da quattro rappresentanti individuati dagli autori e dalle autrici che hanno partecipato alle edizioni precedenti del Concorso DiMMi.

Con l’anno 2024 si conclude anche il progetto “Odiare non è uno sport 2”, che in sette regioni italiane ha avuto l’obiettivo di contrastare e prevenire l’hate speech online e offline, mettendo al centro attività educative per favorire la resilienza dei e delle giovani di fronte a questo fenomeno insidioso e mutevole.

In collaborazione con un partenariato solido e qualificato, coordinato dall’organizzazione CVCS di Gorizia, sono state realizzate attività di ricerca e analisi sul fenomeno del discorso d’odio tra il target giovanile e con particolare riferimento al mondo dello sport, oltrechè azioni di formazione e sensibilizzazione.

Nell’ambito della formazione e sensibilizzazione, ASPEm ha realizzato le seguenti attività:

  • formazione rivolta a docenti: ASPEm ha formato 60 docenti su temi e strumenti legati al discorso d’odio. Tra questi sono stati approfonditi: l’approccio interculturale, per agevolare a scuola processi di reale scambio culturale, di dialogo e di inclusione; l’odio per motivi di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, al fine di fornire strumenti per prevenire discriminazioni, promuovere un ambiente scolastico inclusivo e rispettoso, decostruire stereotipi di genere, sensibilizzare sul linguaggio inclusivo, promuovere la parità, comprendere e rispettare le diverse identità sessuali, prevenendo bullismo e marginalizzazione; l’ideazione, creazione e utilizzo di silentbook per promuovere nuove forme di linguaggio inclusivo e contrastare l’hate speech;
  • workshop rivolti a personale sportivo: 80 persone, tra cui dirigenti, allenatori e allenatrici ma anche genitori e gente appassionata di sport, hanno partecipato a 4 incontri formativi sui temi dello sport inclusivo, della cultura della sportività e del tifo positivo, che hanno avuto l’obiettivo di promuovere il rispetto delle diversità, favorendo l’accesso allo sport per tutte e tutti, educare al fair play e al supporto costruttivo, contrastando discriminazioni e comportamenti aggressivi, in campo e fuori;
  • formazione e sensibilizzazione di 400 studenti delle scuole secondarie e di 100 giovani di squadre sportive sulla prevenzione e il contrasto al discorso d’odio: tramite attività partecipative e di attivazione individuale e di gruppo, si è lavorato per riconoscere i meccanismi del discorso d’odio, sviluppare competenze per contrastarlo e promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione, favorendo la consapevolezza critica, l’empatia e il senso di responsabilità sociale;
  • creazione di una squadra di attivismo digitale: ASPEm ha coinvolto 15 giovani in un percorso di cittadinanza attiva esercitata nella sfera online dove, dopo una preparazione iniziale, sono state sperimentate azioni di contrasto attivo all’interno di pagine e conversazioni pubbliche, con il fine di dissuadere o smorzare i contenuti d’odio;
  • supporto alla campagna web di narrazione alternativa: ASPEm ha contribuito alla diffusione del messaggio Odiare non è uno sport attraverso l’accompagnamento di studenti e giovani nella creazione di materiali multimediali e il coinvolgimento di testimonial del mondo sportivo, contribuendo a sensibilizzare sul tema dell’odio nello sport e a promuovere società più inclusive.

Tra il 2023 e il 2024, il progetto Odiare non è uno sport, giunto alla sua seconda edizione, ha formato in sette regioni italiane oltre 400 docenti di scuole secondarie di I e II grado, 500 allenatori e operatori sportivi di varie discipline; 300 tra dirigenti e referenti di società sportive e ASD. Ha inoltre raggiunto e formato al contrasto all’hate speech circa 3.000 studenti di scuole secondarie e 2.000 giovani sportivi iscritti alle Asd delle regioni coinvolte (nel dettaglio: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Veneto).

Ha inoltre prodotto strumenti importanti come il Barometro dell’Odio nello Sport, realizzato dal Centro CODER dell’Università degli Studi di Torino, e una Unità di Apprendimento (UDA) per studenti delle scuole secondarie e per allenatori delle società sportive. Ma ha anche lavorato in termini di comunicazione, con una potente campagna web di sensibilizzazione, con interviste a grandi campioni, testimonial del messaggio anti-odio, un podcast in otto puntate, uno spot radiofonico, flash mob in 13 città in occasione della Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace (6 aprile 2024) e un corrispettivo flash mob online che ha visto la partecipazione di migliaia di sportivi e sportive in tutto il Paese.

Il successo del progetto dimostra quanto sia cruciale affrontare temi come il contrasto al discorso d’odio per costruire comunità più inclusive e consapevoli. Il confronto con i partner e lo scambio di esperienze hanno favorito la realizzazione di attività di qualità, capaci di coinvolgere e sensibilizzare in modo efficace, favorendo la partecipazione attiva di diversi soggetti protagonisti. Il progetto si conclude quindi con l’obiettivo futuro di sviluppare nuovi progetti che possano ampliare l’impatto positivo già raggiunto.

Siamo felici di condividere la recente visita in Bolivia di Nicola, progettista di ASPEm. Nicola ha avuto l’opportunità di monitorare e visitare due importanti progetti che stiamo realizzando. I primi giorni del viaggio sono stati dedicati alla visita e alla partecipazione ad alcune attività parte del progetto “Famiglie Contadine Resilienti in Bolivia: l’Agroecologia come base per un’alimentazione sana e sostenibile”, che mira a sostenere le famiglie rurali nei municipi di Tarija e San Lorenzo, nel dipartimento di Tarija, con un focus particolare sulla lotta alla fame e alla malnutrizione. Il progetto si propone di raggiungere l’autosufficienza alimentare attraverso pratiche agroecologiche, che favoriscono la coltivazione di cibi nutrienti e l’integrazione di tecniche agricole più sostenibili. Successivamente Nicola ha visitato Cochabamba e Monteagudo, per visitare e monitorare i progressi del progetto SANAPI. La visita ha costituito un’opportunità per conoscere meglio alcune delle molte comunità di intervento e sentire in prima persona le testimonianze dei beneficiari. 

Questi interventi, che mirano a promuovere la sicurezza alimentare e la resilienza nelle aree rurali del paese, sono supportati rispettivamente dall’8×1000 dello Stato Italiano e da AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Entrambi i progetti vogliono dimostrare come l’agroecologia non solo rappresenti una soluzione per contrastare la fame, ma anche un valido strumento di sviluppo sostenibile e di empowerment per le comunità. Il nostro impegno prosegue con determinazione e, grazie al sostegno di tutti voi, confidiamo di poter portare avanti questi progetti, contribuendo a costruire un futuro più sicuro, sano e autosufficiente per le famiglie boliviane.

Abbiamo scelto di passare il Natale in compagnia di altre due ONG del territorio, con cui condividiamo i valori di Equità, Solidarietà e Integrazione. Abbiamo scelto di festeggiare insieme perché pensiamo che questo possa aiutarci ad avere un impatto più significativo, perché insieme l’aiuto si moltiplica.

CON CHI COLLABORIAMO

CELIM – Centro Laici Italiani per le Missioni è un’organizzazione non governativa fondata nel 1954. Attiva in Africa, nei Balcani e in Medio Oriente, realizza progetti di cooperazione internazionale che mirano a promuovere l’autosufficienza delle comunità locali. In Italia, l’organizzazione si dedica alla sensibilizzazione culturale, attraverso attività educative, laboratori creativi e percorsi di integrazione. Guidata da un approccio ispirato da valori di inclusione e sostenibilità, CELIM persegue interventi concreti e duraturi, formando “artigiani dello sviluppo” capaci di migliorare la qualità della vita di molte persone nel rispetto delle diversità culturali.

COE – Centro Orientamento Educativo, è un’associazione fondata nel 1959 che opera per lo sviluppo di una cultura del dialogo e della solidarietà: ad oggi sostiene progetti in Africa, Asia e America Latina promuovendo i temi di educazione, sanità e sicurezza alimentare. COE promuove l’educazione alla cittadinanza globale ed è impegnata in attività di promozione del volontariato nazionale ed internazionale e in progetti di accoglienza di richiedenti asilo.

DOVE FINISCONO I FONDI RACCOLTI

Con i tuoi acquisti potrai sostenere diversi progetti, che grazie alle donazioni potranno essere consolidati, ampliati e resi accessibili a sempre più persone.

ASPEm destinerà il ricavato della campagna al progetto SANAPI, attivo in Bolivia e volto a rafforzare le iniziative di gestione ambientale e di sistemi di produzione che favoriscano la protezione dei boschi e della biodiversità. In particolare, i fondi saranno dedicati ad attività di consolidamento della filiera e del mercato del miele, in un’ottica di promozione dell’emancipazione economica delle donne apicoltrici appartenenti alle comunità rurali in cui si sviluppa il progetto.

CELIM sosterrà l’acquisto e la distribuzione di sacchi di mais destinati alle famiglie in Zambia colpite dalla grave siccità in corso, mentre i fondi raccolti da COE saranno destinati a due differenti progetti in Camerun, finalizzati a promuovere l’occupazione giovanile e contrastare il fenomeno dei ragazzi di strada attraverso educazione e inclusione sociale.

COSA PROPONIAMO

Come ASPEm proponiamo diverse qualità di vino della Valtellina:

 

Si tratta di vino prodotto dalla Cooperativa Solidale Il Gabbiano, che si occupa di colture locali, recupero di terreni abbandonati e preservazione della biodiversità.

CELIM propone il tradizionale panettone artigianale milanese, prodotto dalla pasticceria Dolci Saperi di Paderno Dugnano, una realtà che presta molta attenzione al sociale e terzo settore, i cui prodotti hanno certificazione equosolidale.

 

COE offre due diversi prodotti: il miele di tiglio, prodotto da Apicoltura Beesaga di Taceno (LC), realtà impegnata nella salvaguardia delle api grazie all’utilizzo di pratiche ecosostenibili; e i biscotti Cabiadini della Valsassina, sfornati dalla pasticceria Viganò di Ballabio (LC), specializzata nella produzione di dolci tradizionali.

 

Quest’anno, assieme a noi, regala qualcosa di importante: ogni dono acquistato è una scelta a sostegno di progetti di educazione, sanità, sicurezza alimentare e sviluppo sostenibile. Scegli di fare la differenza e rendi le tue feste ancora più speciali!

Per ordinare i tuoi regali contattaci tramite aspem@aspem.org o chiamaci ai numeri 0317113943276921599

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Dal 21 ottobre al 1° novembre a Cali, in Colombia, la COP16 ha offerto un’occasione unica per discutere temi fondamentali come la giustizia ambientale, i diritti dei popoli indigeni, la biodiversità e il cambiamento climatico. Quest’anno, ASPEm ha avuto la possibilità di essere presente grazie a Giulia, civilista in Perù presso la Comisión Episcopal de Acción Social – CEAS, che ha rappresentato l’organizzazione durante alcuni eventi della zona verde di questo incontro internazionale.

Giulia ha partecipato a una serie di dibattiti che si sono rivelati particolarmente significativi per il suo lavoro. Uno dei momenti più intensi è stato il foro del 23 ottobre, Lucha contra la minería ilegal de oro en Amazonia, organizzato dalla Sociedad Peruana de Derecho Ambiental (SPDA). L’evento ha esplorato l’impatto devastante dell’estrazione illegale di oro nelle zone amazzoniche e il ruolo chiave delle comunità locali. Una delle frasi più forti ascoltate durante l’incontro è stata:

“Dipenderà più dalla gente che dai governi affrontare il problema della miniera. Se non riusciamo a mobilitare le persone, non abbiamo futuro.”

Questo messaggio risuona fortemente nell’attività di CEAS, che lavora a fianco delle comunità per difendere i loro diritti ambientali.

Tra i vari eventi, Giulia ha partecipato al Foro Gobernanza Ambiental y Conservación en Comunidades Étnicas, organizzato da USAID, dove si è discusso della sovranità territoriale dei popoli indigeni. Qui, lə rappresentantə delle comunità etniche hanno ribadito con forza che No somos protectores del territorio, somos sus dueñes“, sottolineando il diritto dei popoli indigeni di essere considerati non solo custodi della biodiversità, ma veri proprietari dei loro territori, con una conoscenza millenaria della natura.

La nostra volontaria ha assistito anche al forum Finca Amazónica y Energías Alternativas para Mitigar el Cambio Climático, organizzato dalla Vicarìa del Sur Arquidiocesis de Florencia. Questo incontro ha posto l’accento sulle iniziative di agricoltura sostenibile e l’uso di energie alternative, indispensabili per contrastare il cambiamento climatico e proteggere la biodiversità amazzonica.

La partecipazione di Giulia è continuata con l’evento di Amazon Watch, Transición energética corporativa y minería en zonas de alta biodiversidad. Qui, è stato evidenziato il legame inscindibile tra i territori andini e amazzonici per la conservazione della biodiversità, e il ruolo problematico dell’estrattivismo di minerali strategici per la transizione energetica in queste zone così vulnerabili. Inoltre, ha preso parte a un interessante workshop intitolato ¿Una transición energética justa y popular? organizzato dalla ONG cilena CEUS, durante il quale si è discusso se la transizione energetica possa davvero essere accessibile e inclusiva, in modo da non penalizzare le comunità locali.

Infine, la nostra volontaria ha concluso la sua esperienza partecipando al conversatorio Paz con la naturaleza, organizzato da Cáritas Colombia, un evento che ha esplorato il concetto di pace con la natura come un diritto e un dovere universale. Qui, Giulia ha colto una delle citazioni più emblematiche dell’intera conferenza:

“La pace con la natura è un valore molto importante che riguarda anche noi. Dobbiamo esigere che questa pace sia frutto della giustizia, e la giustizia è che i popoli indigeni siano riconosciuti nei loro territori. Rispettiamo la vita, fermiamo il consumismo sfrenato e diventiamo combattenti per la pace.”

Questo incontro ha rafforzato l’importanza di una pace sostenibile, che non può essere disgiunta dal rispetto per l’ambiente e per i diritti dei popoli indigeni.

Grazie alla COP16, Giulia ha avuto modo di confrontarsi con espertə e attivistə di tutta l’America Latina, arricchendo il proprio lavoro quotidiano in CEAS e rafforzando l’impegno di ASPEm nella difesa della giustizia ambientale. Ecco la sua testimonianza: 

Sono incredibilmente emozionata e grata di poter partecipare alla COP16 a Cali. Essere parte di un evento internazionale di questa portata è un’occasione unica per approfondire temi che mi stanno a cuore, che sono al centro del mio lavoro quotidiano e che mi hanno portato a scegliere di fare servizio civile con ASPEm. Ogni giorno alla COP16 ha rappresentato un’opportunità di apprendere e crescere sia a livello personale che professionale. È un onore poter rappresentare CEAS, conoscere potenziali alleati della società civile internazionale e portare avanti il lavoro che facciamo insieme per la difesa dei diritti delle popolazioni indigene e la protezione dell’ambiente.

Questa esperienza rappresenta non solo un’opportunità di crescita per Giulia, che ringraziamo per averci rappresentatə, ma anche un contributo significativo per ASPEm e CEAS, che continueranno a portare avanti con determinazione le istanze delle comunità locali e dei popoli indigeni in Perù.

 

Questa volta l’incontro dei partner del nostro progetto Erasmus+ KA2 “MENTOR” si è svolta a Izmir, Turchia. Dal 21 al 24 ottobre si è infatti tenuta la quarta riunione dei partner del progetto MENTOR, progetto Erasmus orientato al capacity building, di cui ASPEm è partner. In questo incontro abbiamo testato e valutato il training sviluppato insieme nei mesi scorsi. Si tratta di una formazione destinata a operatori e operatrici della gioventù e a chi ha avuto esperienze di mobilità all’estero che desiderano impegnarsi come mentori in futuri progetti di mobilità giovanile. Difatti, ricordiamo che con questo progetto si prevede, da una parte, di fornire un supporto strutturato e inclusivo alle giovani persone che partecipano ai progetti di mobilità internazionale, dall’altra, di sviluppare uno strumento per le organizzazioni giovanili per adottare un ulteriore e integrato sistema di monitoraggio e supporto rivolto ai gruppi di giovani partecipanti. Attraverso questo sistema, desideriamo creare una struttura che consenta alle organizzazioni di assumere un ruolo più efficace nei progetti di volontariato internazionale. La formazione che abbiamo strutturato, nello specifico, costituirà un’azione importante per consentire a chi lavora nell’ambito della gioventù di sviluppare nuove competenze e partecipare in modo più efficace alla scena internazionale. Mentre lavoriamo all’ultima revisione del training, siamo alle fasi finali della creazione della guida sul mentoring. Il manuale, destinato a fornire informazioni e istruzioni per navigare nell’ambito della mobilità internazionale e attivare step-by-step progetti di mentoring, è disponibile per il download cliccando qui.

Leggi la guida e facci sapere che ne pensi compilando il sondaggio a questo link. Facci sentire la tua esperienza, aiutaci a migliorare questo strumento testandolo e condividendo con noi le tue opinioni prima che venga ufficialmente tradotto e pubblicato!