Allora: sono nato in Grecia e sono arrivato abbastanza giovane in Francia, perché i miei genitori erano comunisti. Il colpo di Stato della dittatura [la “Dittatura dei colonnelli”] nel 1967 ha turbato molte vite, molte persone; mio padre si è nascosto, poi è arrivato in Francia, mia madre era in prigione e io stesso ho trascorso due mesi con lei in un campo di concentramento. Siamo riusciti a ritrovarci in Francia, la famiglia si è ricomposta e alla fine siamo tornati in Grecia, alla caduta della dittatura nel 1974-1975.
Sono ritornato per studiare nel 1980, a 18 anni e poi ho deciso che volevo restare in Francia. La Grecia, [per me] era tutta una storia politica molto pesante. È vero che oggi è un po’ complicato [tornare], perché per 40 anni non ho vissuto in Grecia – è tantissimo – il paese è cambiato, molte cose sono cambiate; ora torno due o tre volte all’anno e vedo dei cambiamenti, regolarmente. Ma è vero che non sono né “greco greco”, né “francese francese”. Tutti gli immigrati sono così. Una volta lasciato il tuo paese, è finita. Non sarai mai più né l’uno né l’altro. Ma anche all’interno di un paese, non ci sono “francesi francesi” o “greci greci”. È un mito, non esiste. La purezza non esiste.
Dopo il 1974, quindi, [la grecia] è diventata una democrazia, con un’alternanza tra un governo di destra e un governo socialista. Un Partito Socialista che si è rivelato presto mafioso, alla fine solo interessato al potere. Poi si arriva alla crisi degli anni 2010, la crisi economica, dove la gente esce in piazza. Avevano perso l’abitudine di uscire nelle strade, ma in quel momento lo fanno: grandi raduni in piazza Syntagma [ad Atene]. Lo si chiama “movimento delle piazze” e la Grecia era il primo paese, prima di Madrid, subito dopo New York davanti alla borsa credo… E’ poi durato 2 o 3 anni e alle elezioni, [il partito politico] Syriza ha vinto, capitalizzando tutto questo fermento
Ma alla fine: grande delusione; dal momento che Syriza non ha potuto fare la politica che voleva condurre; ora ognuno è tornato a casa e la destra ha vinto. Nei sondaggi sono di nuovo in alto, nonostante la loro politica anti-sociale, ecc…
Che ne sarebbe stato della Grecia se non ci fosse stata questa repressione?
Si dice “è andata così”. Ma perché è così? Avrebbe potuto essere diverso, alla fine. Oggi, la guerra civile è ancora presente nelle menti. Quando la destra è tornata al potere, due anni fa [dicevano]: “ma come si è potuto perdere il potere per quattro anni?”. E poi -vedi-, ancora tutto quello che nascondono – quando sono tra loro fanno pieni di sottintesi – sul dicembre del ‘44, sulla guerra civile, “vi rifaremo la stessa cosa”: sottinteso, vi manderemo nei campi di concentramento sulle isole. Questo è quello che fanno ora con gli immigrati. Uno dei deputati di destra, un anno fa, ha detto “li manderemo sulle isole”. Queste isole in Grecia non sono quelle dei turisti, sono le isole dei campi di concentramento. Isole deserte, che dall’antichità sono servite da esilio, da prigioni a cielo aperto.
Lo stato attuale – pietoso, miserabile – è l’esercito e la polizia. L’attuale governo lo ha appena dimostrato perché ha anche creato una polizia nelle università. Ora ci sarà una polizia nelle università, voilà.
Tutto ciò che fa sì che lo Stato ti protegga, in Grecia non funziona.