Raccontando il Servizio Civile: Le storie di Lara, Anna e Arianna
In occasione della promozione del bando di Servizio Civile Universale di quest’anno, abbiamo pensato di proporvi un ciclo di testimonianze dellə nostrə volontariə direttamente dal campo, per aiutare potenziali candidatə a capire meglio questa esperienza tramite le parole di chi la sta vivendo in prima persona.
Siamo alla ricerca di 63 volontariə civilistə!
Puoi trovare tutte le schede dei progetti di ASPEm in questa pagina e scaricare qui il bando di quest’anno
Puoi candidarti su domandaonline.serviziocivile.it entro le 14.00 del 18/02/2025.
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Le interviste sono condotte da Fabio, tirocinante presso la nostra sede a Cantù, che ringraziamo per la passione e l’impegno che sta mettendo in questo progetto. Di seguito il dialogo con Lara, Anna e Arianna, Volontarie Civiliste nelle nostre sedi di Cochabamba (Bolivia) e Totonicapán (Guatemala).
Ciao Lara, ciao Anna, ciao Arianna. Vi va di presentarvi brevemente?
Lara: Ciao! Sono Lara e mi trovo a Cochabamba, in Bolivia. Sono un’educatrice e sto frequentando la magistrale in antropologia a Torino. Lavoravo da 4 anni in Italia e sentivo necessità di un forte cambiamento, di scoprire altre parti di me e di mettermi in gioco, quindi ho deciso di candidarmi per il Servizio Civile.
Anna: Ciao! Sono Anna e sono anche io a Cochabamba. Ho una laurea in ingegneria energetica con una specializzazione in cooperazione internazionale. Durante la mia ricerca di tesi in Guatemala ho realizzato quanto fosse forte la mia passione per questo ambito e, in seguito, sono stata attratta dal progetto ambientale di ASPEm, che mi sta permettendo di approfondire ulteriormente il mio interesse.
Arianna: Ciao! Io sono Arianna e al momento sono in Guatemala a Totonicapán. Prima di partire ho vissuto 2 anni all’estero, ma sempre in Europa. Ho deciso di candidarmi per il Servizio Civile Universale perché avevo voglia di fare esperienza di contesti e dinamiche diverse da quelle a cui ero abituata. Ho studiato arte e cinema e qui mi occupo di comunicazione.
Raccontateci il posto in cui vivete, com’è stato arrivarci e come vi trovate oggi.
Lara: Cochabamba è una città che offre di tutto: non è frenetica come molte città italiane e, al tempo stesso, risulta meno caotica rispetto ad alcune città latinoamericane che ho visitato di recente.
Anna: Arrivare a Cochabamba mi ha un po’ scombussolata: io vivevo a Trento, che in confronto è un paesino piccolo. Il primo impatto è stato scioccante e non me lo aspettavo, però ora mi sto trovando benissimo! La città è viva e rumorosa, una cosa che mi piace molto è il sistema di mezzi pubblici urbani: non esistono fermate, se vuoi andare da qualche parte basta alzare la mano e i Trufi (bus locali) si fermano ovuque tu sia e puoi salire.
Arianna: Io invece sono in un contesto molto diverso, la mia sede di servizio è in una zona rurale, viva e densa, ma comunque lontana dalla città. Il primo periodo è stato impattante perché anche qui il concetto di organizzazione è molto diverso dal nostro, anche a livello di caos generale… ed è così un po’ in ogni contesto, quindi è stato difficile adattarsi. La cosa bella però è che mi bastano 15 minuti per essere immersa nel verde. Ci sono delle bellissime aree naturali qui in zona, con queste montagne verdi che ci permettono di “staccare” dalla quotidianità e fare passeggiate incredibili. D’altronde il Guatemala non è grandissimo, ma ci sono ben 37 vulcani, quindi a livello naturale sono molto fortunata.
Cosa pensate di stare imparando vivendo in contesti culturali diversi dai vostri?
Lara: Sicuramente la flessibilità! La popolazione boliviana ha questa flessibilità intrinseca che non si sa bene quando, non si sa bene come, alla fine le cose si fanno… ma non sempre attraverso un processo graduale e lineare come quello a cui siamo abituatə noi. Riunioni annullate all’ultimo e imprevedibilità generale sono all’ordine del giorno. All’inizio mi generava molta frustrazione. Ad esempio, ci mettiamo d’accordo per andare in montagna il sabato e poi il giorno stesso alle 5 mi dici che non vieni… Ma qui è normale darsi buca e riprogrammare tutto all’ultimo; per me ora è una pratica zen!
Anna: Anche io mi ritrovo con Lara: non sempre è facile avere una settimana lavorativa organizzata e questo a volte ti manda in tilt! Personalmente sto imparando a procedere con più calma, e che comunque le cose alla fine si portano a termine; semplicemente mi stresso meno e non vado in burnout! Ho capito che ci sono delle priorità che non sempre sono il lavoro: ad esempio, un giorno siamo andatə al campo per montare un misuratore di pressione, hanno tagliato un tubo sbagliato e ci siamo attrezzatə con dei secchi per cercare di arginare la perdita d’acqua… quando è arrivato mezzogiorno abbiamo messo giù gli attrezzi e siamo andatə a mangiare. Per quanto folle, trovo ci sia qualcosa di molto bello nel pensare che sì, c’è un problema, ma cascasse il mondo, i momenti comunitari vanno rispettati.
Arianna: È così anche in Guatemala. i ritmi sono completamente diversi, le persone sono abituate a dire sempre di si, poi però non riescono a fare tutto e all’ultimo gli impegni vengono cancellati, ed è frustrante. A livello culturale poi, a volte vivere in Guatemala è come fare un tuffo nel passato: i trasporti sono sempre un’avventura! Qui ci sono vecchi scuolabus statunitensi, dismessi, restaurati, modificati, ai quali danno anche un nome e che diventano i mezzi pubblici; sono tantissimi e li prendi un po’ dove capita!
Come percepite la relazione tra le comunità locali e voi volontariə internazionali?
Lara: Vivendo in città e lavorando in comunità rurali è lampante la differenza: se nella prima non c’è nessunə stupitə di vedermi, nelle seconde c’è molta curiosità! Lə bambinə in particolare: mi vedono con tratti per loro esotici e, non so perchè, sono convintə che io venga da Parigi! Ma se da parte loro c’è questa sorta di adorazione (ovviamente ingiustificata), tra i genitori a volte c’è una controparte di diffidenza… del tipo “ma sì, cosa ne sai tu”… soprattutto nel mio caso, una persona giovane e con un bagaglio culturale diverso, in un contesto di educazione dellə loro figliə. Va tutto bene finchè faccio assistenza per lə loro bambinə, ma in contesti più decisionali come riunioni di coordinamento e di organizzazione strategica, dando indicazioni sui comportamenti domestici o scolastici, la mia presenza a volte incontra resistenze, e forse è anche normale e giusto così.
Anna: Io condivido quello che dice Lara. Noi lavoriamo con personale tecnico locale che però vive in città e c’è un legame storico con ASPEm: tra loro c’è chi ha invitato al proprio matrimonio volontariə degli anni passati. Per le comunità rurali invece, è un discorso più complesso; sento che sto ereditando un legame importante costruito nel tempo e la responsabilità di mantenerlo e tramandarlo. A volte capita anche di aver paura di essere fraintesə e di poter rovinare quel rapporto di fiducia.
Arianna: Dove sono io è abbastanza difficile creare relazioni profonde con le persone locali, sia l’ambiente rurale più chiuso sia lo stile di vita dellə ragazzə della nostra età (che hanno quasi sempre già famiglia e altre priorità) rende tutto delicato. Penso sia richiesto più tempo per poter creare un legame. Poi anche noi volontariə abbiamo bisogno di sentirci bene per creare relazioni. Qui le persone di origine occidentale sono pochissime, la gente all’inizio ti guarda con distacco, spesso pensano tu sia un gringo/a, che non è propriamente un complimento... Come dice Lara, lə bambinə ti guardano meravigliatə, vedono i nostri occhi chiari, i capelli ricci… e ti chiedono “ma voi, di là, come fate queste cose?”. Gli adulti però si stanno pian piano abituando alle persone volontarie italiane, sanno che si fermeranno per un pò di tempo sul loro territorio e che lo fanno per dare una mano. Penso che questa distanza sia anche conseguenza del recente conflitto armato: c’è paura ad aprirsi e a lasciarsi andare dal punto di vista umano. Quando vado nelle comunità rurali, le persone escono di casa per vedere chi sono. Si avvicinano e fanno domande, ma allo stesso tempo si nascondono dietro la finestra. C’è curiosità ma anche titubanza, la distanza si riduce fino a un certo punto.
Qual è una grande sfida che state affrontando e con quale parte di voi sentite di star contribuendo al progetto?
Lara: Il mio progetto è nel settore della tutela e assistenza dei diritti dell’infanzia e dell’educazione. Per me una grandissima sfida è sicuramente la carenza di risorse sul lavoro, essendo arrivata da un contesto italiano e da una realtà completamente diversa, con un approccio completamente diverso e una visione dell’infanzia completamente diversa. Non ci sono soldi, ma comunque vengono accoltə tuttə lə bambinə che fanno richiesta, perché altrimenti starebbero a casa da solə tutto il tempo.
Anna: Io appoggio le attività del progetto SANAPI su temi per i quali ho studiato, come la gestione dell’acqua e delle risorse naturali e la mappatura del territorio. Sicuramente la mia sfida personale è stata adattarmi alla flessibilità. Sento di aver portato disponibilità e solarità e questo viene percepito positivamente. Faccio tante domande e sono molto curiosa… le occasioni di apprendimento sono tantissime e voglio sfruttarle al meglio.
Arianna: Io partecipo ad un progetto di sviluppo rurale e mi occupo della parte di comunicazione e documentazione. La difficoltà più grande per me è sicuramente adattarmi alle dinamiche organizzative, come dicevamo prima, ma al netto di tutto sento di star portando un occhio diverso, un punto di vista alternativo e la possibilità di un confronto con approcci nuovi in questo contesto.
Come sta influendo questa esperienza sulla vostra visione del mondo e sui vostri obiettivi futuri?
Lara: Sinceramente, quest’esperienza mi ha confuso le idee: se prima mi consideravo una educatrice, ora vorrei sperimentare più percorsi, dedicarmi a nuove opportunità e, allo stesso tempo, fermarmi in un luogo abbastanza a lungo da fare un buon lavoro.
Anna: Ho maturato il mio interesse per il mondo della cooperazione e sviluppato un legame fortissimo con l’ America Latina, da cui penso di non poter stare lontana per molto tempo senza sentirne il richiamo… Prima vivevo a Trento, ora credo di voler continuare a lavorare sul campo.
Arianna: Ora che sono a metà percorso sento un po’ d’ansia quando penso che mancano solo 4 mesi al mio rientro in Italia, e so che passeranno in fretta. Al momento penso di aver voglia di fare un’altra esperienza di cooperazione.
Come trascorrete il vostro tempo libero? A quali interessi personali state dando spazio?
Lara: Io sono hobbista di natura! Qui, nel tempo libero, riesco a fare un sacco di cose: ho fatto corsi di ceramica, nuoto, panetteria… ma voglio anche andare ad arrampicare e imparare a ballare. I prezzi boliviani rendono tutto più accessibile e l’occasione di poter sperimentare così tante cose non capita spesso, cerco di sfruttarla al massimo.
Anna: Io mi sono riavvicinata al basket, una passione che mi porto dietro dall’Italia; ma ho anche iniziato a fare yoga e un corso di uncinetto. L’unica mancanza è che a Trento ero abituata a fare passeggiate in montagna nel weekend e qui, soprattutto ora che c’è la stagione delle piogge, non è possibile.
Arianna: Qui, non abbiamo tutte le disponibilità di cui parlano Anna e Lara, quindi è anche più difficile crearsi una routine al di fuori del contesto lavorativo: il nostro è un gruppo di volontariə molto affiatato, quindi oltre alle passeggiate nella natura, spesso condividiamo cene e serate in compagnia.
Cosa consigliereste a chi partirà per il Servizio Civile Universale?
Lara: Sicuramente i fermenti lattici, fatene scorta! A parte questa cosa pratica, consiglio di mettersi in gioco e di fidarsi. Precedentemente ho sempre preferito lavorare con una popolazione adulta: arrivata qua mi sono innamorata del mondo dell’infanzia e di quello che sto facendo.
Anna: Condivido il fatto di mettersi in gioco e lasciarsi sorprendere! Non dite di no subito, anche nei confronti di qualcosa che pensate potrebbe non piacervi. Concedetevi la possibilità di sperimentare e mantenete le porte aperte.
Arianna: Indubbiamente ascoltare! Ascoltare, essere curiosə e non avere paura di sbagliare!
Grazie Lara, Anna e Arianna, per le vostre testimonianze e per il servizio che svolgete ogni giorno sul campo!
Lara, Anna e Arianna: Grazie a te Fabio e un grosso in bocca al lupo allə futurə civilistə!
Abbiamo in programma alcuni Webinar informativi con CELIM Milano e COE ETS, per presentare insieme i progetti delle nostre organizzazioni e rispondere alle domande delle persone interessate a candidarsi: salva le date nel tuo calendario e partecipa tramite Zoom cliccando qui! Di seguito le date:
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Per informazioni aggiuntive scrivici, a serviziocivile@aspem.org, o visita i siti:
www.focsiv.it
www.politichegiovanili.gov.it