All’inizio di maggio si è tenuta a Nador, Marocco, la terza formazione nell’ambito del progetto “Vive la durabilité des actions de jeunesse”. La formazione, coordinata da ASPEm, ha affrontato il tema dell’eco-responsabilità e della dematerializzazione nel lavoro giovanile, al fine di promuovere una digitalizzazione responsabile all’interno delle organizzazioni partner.

Per comprendere la necessità di digitalizzare il lavoro, è stato proposto un approfondimento tematico sui cambiamenti climatici, durante il quale sono state esplorate non solo le cause di questo fenomeno – come l’uso eccessivo di combustibili fossili, la deforestazione e gli stili di vita orientati al consumo eccessivo – ma anche le conseguenze, sia a livello globale sia nel contesto marocchino: i cambiamenti climatici sono diffusi, rapidi e si intensificano ogni giorno, e stanno causando, ad esempio, eventi estremi e violenti, desertificazione, innalzamento del livello dei mari e riduzione della biodiversità.

Per promuovere e favorire l’impegno di ciascuna organizzazione nella lotta al cambiamento climatico e nell’implementazione di buone pratiche sostenibili ed eco-azioni, sono stati esaminati gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) proposti dall’Agenda 2030, attraverso la condivisione di progetti e iniziative realizzate dai partner e la formulazione di nuove proposte per il raggiungimento di tali obiettivi.

Allo scopo di favorire la sostenibilità delle organizzazioni partner, sono stati condivisi e sperimentati strumenti digitali online per ridurre l’impatto ambientale del lavoro delle associazioni, con particolare attenzione alla gestione dei progetti di volontariato, e sono state condivise linee guida su come organizzare eventi che soddisfino criteri ambientali minimi e come operare quotidianamente nel rispetto della legislazione marocchina in materia di ambiente e sviluppo sostenibile. Infine, è stato proposto un approfondimento sulle opportunità di finanziamento e sulle strategie di partnership per la realizzazione di progetti di sostenibilità ambientale.

 

Durante la formazione, la condivisione dell’esperienza di ogni organizzazione è stata essenziale per individuare buone pratiche e progettualità sostenibili e per trasferirle ai partner: l’associazione ISAAF Jerada ha condiviso la propria esperienza all’interno del Collettivo Marocchino di Volontari (CMV), in particolare sul tema dell’imprenditoria femminile e dell’ambiente; l’associazione AMUDDU ha evidenziato le sue buone pratiche ed esperienze nel campo del controllo dei consumi (acqua ed energia), dell’applicazione dell’eco-mobilità, della riduzione dei rifiuti, della raccolta differenziata, del riciclo, nonché delle iniziative di pulizia della città, delle azioni sul paesaggio e degli sforzi per la conservazione della biodiversità; l’associazione ISAAF Jerada ha fornito informazioni sulle politiche locali di sostenibilità e sulla gestione dei finanziamenti per la tutela dell’ambiente.

Per rafforzare la cooperazione tra i partner e favorire l’adozione di buone pratiche di sostenibilità, i rappresentanti delle associazioni marocchine VIVE si recheranno in Italia e in Francia nel mese di luglio per un’attività di job shadowing, ossia un’esperienza di apprendimento sul campo e affiancamento al lavoro che consentirà loro di arricchire le proprie strategie di intervento.

La prossima sessione di formazione è invece prevista per ottobre a Marrakech, dove continuerà l’approfondimento sulla comunicazione e sull’uso degli strumenti digitali e dove sarà affrontato anche il tema dell’imprenditorialità giovanile.

Campioni e campionesse, società sportive, associazioni, scuole e studenti uniti per dire no all’hate speech nello sport

 

Riparte la campagna ODIARE NON E’ UNO SPORT

Un progetto per prevenire e contrastare i messaggi d’odio online in ambito sportivo

Secondo la ricerca di Coder (UniTo) del 2020, sulle pagine Fb delle 5 principali testate sportive nazionali tre post su quattro ricevono commenti di hate speech

 

Veicolo di crescita e confronto, palestra di vita, lo sport coinvolge milioni di ragazzi e ragazze nel nostro paese ed è un importante terreno di inclusione e aggregazione sociale. Allo stesso tempo però lo sport è divenuto anche, e sempre più, terreno di scontri, discorsi e gesti d’odio, che nella dimensione digitale si potenziano e diffondono in maniera esponenziale.

È così che, anche grazie all’aiuto di diversi campioni azzurri, in occasione della Giornata Mondiale dello Sport, riprende nuovo slancio la campagna #Odiarenoneunosport, sostenuta dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promossa dal Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo (Cvcs), con un fitta rete di partners su tutto il territorio nazionale.

 

Il progetto è alla sua seconda edizione e da quest’anno anche ASPEm ne è partner.  Avviata nel 2020 con un primo studio del fenomeno affidato all’Università di Torino (Centro Coder) che ha elaborato il primo Barometro dell’Odio nello sport, monitorando i principali social media e le testate giornalistiche sportive, la campagna ha raccolto le testimonianze di campioni dello sport azzurro come Igor Cassina, Paola Egonu, Stefano Oppo, Alessia Maurelli, Frank Chamizo, Valeria Straneo, Angela Carini e tanti altri. Al loro fianco le straordinarie storie di  inclusione sociale avvenute attraverso lo sport sul territorio italiano e l’adesione spontanea di decine di sportivi, professionisti e dilettanti, associazioni, scuole o semplici cittadini che sostengono la campagna ritraendosi con la scritta Odiare non è uno sport . Qui la Gallery

Riparte oggi con nuovo slancio non solo la campagna di sensibilizzazione, che si svolgerà contestualmente alla delicata fase della preparazione Olimpica degli Azzurri verso Parigi 2024, ma anche un importante progetto di prevenzione e contrasto all’hate speech. Progetto che porterà alla realizzazione del secondo Barometro dell’Odio nello sport e al coinvolgimento in percorsi formativi interattivi e multimediali sulle dinamiche dell’odio nello sport 600 docenti di scuole secondarie, 540 allenatori sportivi del target giovanile, 300 dirigenti di società/ASD, 2200 studenti di scuole secondarie di I e II grado e 900 giovani sportivi della fascia 11-18.

Saranno costituite anche 9 squadre territoriali di attivisti digitali  anti-odio, composte da studenti e giovani coinvolti nelle attività di formazione, che condurranno azioni di contrasto all’hate speech sportivo in chat e social frequentati dai giovani, attivando reazioni e risposte di valenza dissuasiva ed educativa.

Tutti insieme, con nuovo entusiasmo e determinazione e un obiettivo comune: dire no all’odio nello sport e nella vita.

 

Per interviste e contatti: ufficiostampa@cvcs.it, 3469546862

Il progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con 7 ong italiane con ampia esperienza nell’educazione alla cittadinanza globale (ADP, ASPEm, CeLIM, COMI, COPE, LVIA, Progettomondo),  gli enti di promozione sportiva CSI e Libertas, Informatici senza Frontiere e Impactskills srl per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e due Atenei (UniTo e UniTs) per la realizzazione della ricerca e la supervisione scientifica

Dal 17 al 21 ottobre si è svolta a Rabat la prima formazione nell’ambito del progetto “Vive la durabilité des actions de jeunesse” di cui ASPEm è partner.

Il progetto, realizzato nell’ambito del programma Erasmus+ e in partenariato con le organizzazioni ADICE (capofila), ISAAF JERADA, AMUDDU, ASTICUDE, TILDAT, ha l’obiettivo di rafforzare le conoscenze e gli strumenti delle associazioni marocchine partner necessari per rispondere direttamente e specificatamente alle sfide che i giovani incontrano nella regione orientale del Marocco e nelle province di Chichaoua e Taroudant, come la mancanza di lavoro, l’inattività, la complessa situazione ambientale dovuta ai cambiamenti climatici e all’intervento umano, la carenza di competenze digitali e imprenditoriali.

Nello specifico la formazione ha avuto l’obiettivo di identificare e sperimentare procedure efficaci per realizzare progetti di empowerment giovanile, approfondendo la valutazione dei bisogni, dalla raccolta dei dati e delle informazioni fino alla verifica della loro pertinenza, la pianificazione delle azioni progettuali, partendo dall’individuazione degli obiettivi fino alla definizione delle singole attività, l’impatto e sostenibilità dei progetti, al fine di garantire un cambiamento duraturo nel tempo.

Durante i giorni passati insieme, i partner hanno avuto la possibilità di confrontarsi tra loro favorendo lo scambio di esperienze e strategie virtuose e replicabili; hanno inoltre lavorato alla creazione di un manuale e di un video finalizzati alla raccolta delle buone pratiche identificate e alla condivisione di queste ultime con altre organizzazioni della gioventù. Nelle prossime settimane i materiali saranno disponibili online, sui siti web dei partner e su una piattaforma digitale tramite la quali verranno diffusi tutti gli aggiornamenti e i materiali progettuali.